martedì 26 luglio 2011

Affossamento Omofobia: Gli integralisti (Dinosauri) cattolici veronesi esultano

Gli integralisti (Dinosauri) cattolici veronesi esultano per l'affossamento della legge contro l'omotransfobia.
E' brutto constatare come questo paese è in mano a questa gentaglia che lo tiene ancorato al medioevo. Ma questi signori di Christus (Tyrannosaurus Rex) se la devono mettere via... La partita non finisce qui!

Arcigay Pianeta Urano Verona------------------------------------
’Italia non si adegua alla risoluzione ONU. No alla legge “contro l’omofobia”
Omofobia/ Camera affossa legge con si’ a
pregiudiziali di costituzionalità

Martedi, 26 Luglio 2011

La Camera dei Deputati ha per la seconda volta affossato la legge contro l’omofobia. Con 293 si’, 250 no e 21 astenuti, l’Aula ha approvato le pregiudiziali di costituzionalita’ presentate da Pdl, Lega e Udc.

Possiamo dire che il lavoro di molte persone, in gran parte cattolici, durante il corso di questi ultimi mesi è andato ad aggiungersi al lavoro di numerosi parlamentari seri e moralmente retti. Uno staff che ha portato la parola FINE ad una parola che nasconde una truffa lessicale e che mira a criminalizzare chi sostiene la famiglia naturale come unica forma di unione legittima. Il nostro Circolo Christus Rex, che ha collaborato in particolare con la Presidenza del Consiglio dei Ministri per aggiungere elementi non solo di carattere religioso, anche attraverso manifestazioni di piazza, esprimendo pubblico dissenso e collaborando con le istituzioni locali, nazionali ed europee, esprime soddisfazione, con l’auspicio che l’argomento sia definitivamente archiviato

lunedì 25 luglio 2011

150 mila casi Mortara: la famiglia tradizionale catto-australiana

Abbiamo molti avversari, che credono che attaccando noi difendono la cosiddetta "famiglia tradizionale", con mamma, papà e figlioletti - che sono il bene prezioso che corona l'amore di mamma e papà, benedetto da Dio.

Andiamo ora però a leggerci questa pagina web:

[1] http://wwrn.org/articles/35812/

poiché però so che non tutti conoscono l'inglese, mi premuro di tradurla e sfidare i lettori a trovare eventuali errori di traduzione:

(quote)

La Chiesa Cattolica Apostolica Romana d'Australia si scusa per le adozioni forzate
Bonnie Malkin ("The Telegraph", 25 Luglio 2011)

Sydney, Australia - Si stima che più di 150 mila signorine in tutta l'Australia abbiano avuto i loro figli sottratti alla nascita senza il loro consenso, e spesso non li hanno più rivisti.

Le donne soggette all'adozione forzata negli ospedali a gestione cattolica hanno descritto come sono state ammanettate e drogate durante il travaglio, e come fu impedito loro di vedere i loro figli nascere, o di abbracciarli dopo.

Molte hanno detto che i loro figli erano stati designati all'adozione forzata ben prima della nascita e che fu detto loro che non potevano opporsi.

A seguito di un'indagine su questa pratica da parte dell'ABC [Australian Broadcasting Corporation - l'emittente di stato australiana], la Chiesa cattolica ha pronunciato delle scuse a livello nazionale, dicendo che la sua storia di adozioni forzate era "profondamente deplorevole".

"Riconosciamo il dolore della separazione e della perdita sentiti allora e sentiti ora dalle madri, dai padri, dai figli, dalle famiglie e dagli altri coinvolti nelle pratiche del tempo", dicono le scuse.

"E di questo dolore noi siamo genuinamente dispiaciuti".

Le donne coinvolte nel processo di adozione forzata hanno dato dei resoconti personali dell'orrore di avere il loro figlio strappato loro dopo la nascita.

Juliette Clough aveva 16 anni quando diede alla luce suo figlio in un ospedale cattolico nel 1970.

"Le mie caviglie erano legate al letto, erano in delle staffe, ed io fui gassata, ebbi tanto gas e loro si sono semplicemente portati via il bambino", lei ha detto all'ABC.

"Non ti era permesso di vederlo o toccarlo, niente del genere, o prenderlo in braccio, ed è stato come se fosse morto un pezzo della mia anima, che è tuttora morto".

Lily Arthur, dal gruppo di sostegno per le adozioni forzate 'Origins NSW', era una diciassettenne sotto tutela dello stato quando partorì nel 1967. Lei acconsentì a rinunciare al figlio sotto minaccia di arresto.

"Quando noi stavamo per espellere il bimbo, noi venivamo messe in una posizione da cui non potevamo vedere l'espulsione del bimbo", ella disse, descrivendo come lei fu fatta sdraiare sul fianco, con il viso "premuto contro il materasso".

"Dopo che mio figlio fu nato, io fui resa quasi incosciente e trasportata ad un reparto senza il mio bimbo".

Altre donne hanno parlato di tende tirate su perché non potessero vedere i loro figli, e di cuscini tenuti contro le loro facce. Alcune hanno perduto più di un figlio a causa di questo programma, dacché i loro neonati furono portati via per vivere in famiglie ritenute più adatte dalla Chiesa. Le donne sostengono che a loro non fu mai detto del loro diritto a revocare il consenso all'adozione, o del fatto che potevano chiedere sussidi in quanto madri nubili.

E' in corso un'inchiesta del Parlamento federale sulla questione, ed ha già ricevuto più di 300 documenti da tutto il paese.

Oltre a pronunciare le scuse, la Chiesa cattolica ha chiesto al governo di creare "un fondo per rimediare ai torti dimostrati", ed un programma nazionale per aiutare le madri ed i figli che furono danneggiati dalle separazioni forzate.

Comunque, molte delle donne che furono soggette alle adozioni forzate hanno chiesto ulteriori misure.

"Non penso che uno possa accettare delle scuse per una cosa che fondamentalmente non è mai stata affrontata a livello legale", ha detto la Sig.ra Arthur.

(unquote)

Pare che centocinquantamila donne abbiano perso i loro figli, e più di centocinquantamila bimbi la loro madre, grazie alla Chiesa cattolica australiana - che scusandosi ha implicitamente confessato la pratica, se non le cifre.

Questa è la sua idea di famiglia. E potrebbe non essere limitata all'Australia, come fa pensare quest'articolo del New York Times:


di cui vi traduco il primo paragrafo:

(quote)

La Spagna si confronta con decenni di dolore per i bambini perduti
Di RAPHAEL MINDER
Pubblicato: 6 Luglio 2011

SIVIGLIA, Spagna — Stimolati da genitori addolorati, i giudici spagnoli stanno investigando centinaia di accuse che dei bambini furono rapiti e venduti per l'adozione per un periodo di quarant'anni. Quella che potrebbe essere cominciata come rappresaglia politica contro le famiglie di sinistra durante la dittatura del Generalissimo Francisco Franco sembra essere divenuto un traffico in cui dottori, infermiere e perfino monache sono state colluse con delle reti criminali.

(...)

(unquote)

Questo è il curriculum, anzi, il libro nero, di chi parla e straparla di "famiglia tradizionale". Quando si tratta di allevare i figli, quasi sempre i migliori sono i loro genitori naturali - ma per molto tempo ci sono state persone che non lo hanno voluto ammettere.

Il titolo "150 mila casi Mortara" allude alla triste storia di Edgardo Mortara, qui raccontata:


Purtroppo, il vizio di spezzare i più tenaci legami tra gli esseri umani non è cessato con la presa di Porta Pia.

Raffaele Ladu

venerdì 15 luglio 2011

Conferenza stampa 'graduale'

Ieri, 14 Luglio 2011, mentre i francesi celebravano la presa della Bastiglia, un'associazione LGBT veronese ha organizzato una conferenza stampa 'graduale'.

L'abbiamo chiamata così perché, come i Salmi 120-134 (119-133 secondo la Vulgata) sono detti 'graduali' perché li recitavano sui gradini del Tempio di Gerusalemme i pellegrini che vi si recavano tre volte l'anno, così ogni anno viene ripetuto sui gradini del municipio di Verona un rituale più capace di rimarcare la propria diversità dal mondo circostante che politicamente capace di migliorare quel mondo.

Ieri si è andati un po' oltre la manifestazione del proprio orgoglio, in quanto si è voluto annunciare che si sarebbe vagliata "la possibilità di ricorrere presso la Corte Europea dei Diritti dell'uomo di Strasburgo, contro il Comune di Verona e lo stato italiano".

Ammettiamo volentieri che le mozioni che il Consiglio Comunale di Verona approvò il 14 Luglio 1995 sono omofobe ed odiose, ma ci è venuto un sospetto: perché mai si è annunziato che si intendeva "vagliare la possibilità di ricorrere" anziché mostrare ai giornalisti un ricorso depositato e protocollato contro di esse?

La risposta penso che la troviamo in questi tre siti:

  1. http://www.dirittiuomo.it/Formulari/formulari.htm
  2. http://www.ildirittoamministrativo.net/ricorso-tar.htm
  3. http://www.gazzettadelleautonomie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=152:mozione--natura-giuridica--individuazione-ricorso-giurisdizionale--inammissibilita-&catid=32:ordinamento-enti-locali
Il primo avverte che per fare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo occorre aver subìto una sentenza definitiva e sfavorevole (a meno che non ci si voglia lamentare proprio dell'esagerata [per non dire 'tipicamente italiana'] durata dei processi, il che è un grave torto indipendentemente dal merito della causa, e rende irragionevole attendere la sentenza definitiva), e tale ricorso va presentato entro sei mesi da tale sentenza.

Il secondo precisa che un ricorso al TAR (ammesso che sia possibile contro una mozione di un consiglio comunale - vedi il terzo sito) va presentato entro sessanta giorni dal momento in cui si viene a conoscenza dell'atto da impugnare.

Il terzo spiega che una mozione impegna sul piano politico, non sul piano amministrativo, e pertanto non si può impugnare davanti al TAR - perché una mozione non impegna nessun organo dello stato a compiere alcunché, e quindi non può di per sé nuocere ad alcuno.

Le sacrosantissime battaglie combattute contro quelle mozioni hanno perciò grande valore morale e politico, ma non possono trasporsi sul piano giuridico; e se codest'associazione LGBT si sognasse di presentare un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, esso finirebbe certamente nella pila degli irricevibili.

A poker chi tenta un bluff senza avere nemmeno una coppia in mano può essere lodato, ma la politica, specialmente in un paese come l'Italia, è 'la continuazione della guerra con altri mezzi', come diceva Carl von Clausewitz, ed in guerra chi minaccia con un'arma palesemente scarica dimostra patetica impotenza ed attira su di sé il ridicolo.

Raffaele Ladu

lunedì 4 luglio 2011

Il lesbismo come non piace a noi

L'illustrazione a sinistra si riferisce a questo libro di Mary G. Banks, i cui titolo e sottotitolo significano:
  • Sono proprio nata così? : La liberazione dalla dipendenza dal lesbismo
La presentazione che Amazon fa del libro precisa:
  • 'Sono proprio nata così?' è un libro che ispira coloro che Satana ha incatenato. In questo libro vedrete come Dio mi ha tirato fuori dalla Droga, dall’Alcol e dal Lesbismo. Sono una persona vera, che aveva dei veri problemi ed aveva bisogno di un vero Dio per risolverli.
Ora, si può essere dipendenti da molte cose: per esempio, dalle sostanze psicotrope (di cui la più dannosa a livello sociale è l'alcol), dal gioco d'azzardo, da Facebook, e pure dal sesso.

Uno si immagina che il/la sessodipendente viva nel suo personale "paese di Bengodi"; purtroppo per l*i, non è vero, perché chi soffre di questa dipendenza deve scegliere tra l'avere degli orgasmi che l* fanno star male, e non averli e stare peggio.

Le persone con cui questi ha dei rapporti non sono, ai suoi occhi, dei veri amanti, ma dei meri "fornitori di orgasmi" - e questa è la cosa peggiore di codesta dipendenza: il privare chi ne soffre della libertà di scelta, e l'obbligarl* a rei-fica-re le persone con le quali dovrebbe condividere la più bella delle esperienze umane.

Non riesco a vedere un legame tra la dipendenza sessuale di cui soffriva l'autrice del libro ed il suo essere (stata?) lesbica - nemmeno gli psicologi e gli psichiatri lo vedono; le lesbiche che conosco sono semplicemente donne che amano altre donne, e non c'è maggiore prevalenza di sessodipendenti tra le lesbiche rispetto alle etero.

E le organizzazioni LGBT non si sognano certo di incoraggiare questo tipo di psicopatologia; ad esempio, lo Statuto dell'Arcigay dice all'Articolo 3 che uno degli scopi dell'associazione è "promuovere una sessualità libera, consapevole e informata" - in cui il sesso sia una gioia e non una dipendenza, ed ogni persona veda rispettata la propria dignità anziché essere rei-fica-ta.

Dire che il lesbismo è una dipendenza è quindi uno sbaglio; ed individuare la cosa più grave nel passato comportamento sessuale dell'autrice nel lesbismo (che non impone di rei-fica-re la propria amante) e non nella dipendenza sessuale (che invece lo impone), come è implicito nel titolo del libro, significa solo aver attribuito all'essere perfettissimo un sistema etico inferiore a quello che può escogitare una persona di media intelligenza.

Raffaele Ladu