Verona, dopo lo scandalo del Camploy, il 4 Luglio in Arena un omosessualista che ha adottato due bimbi
dal sito di Cristus Rex
Riceviamo e con piacere pubblichiamo il grido di dolore di questa nostra lettrice, garantendoLe fin da subito il nostro impegno in merito. (n.d.r.)
Salve,
Vi scrivo come cittadina veronese, madre, insegnante, cattolica, indignata e preoccupata.
Oggi ancor di più, dopo la vittoria dei sinistri pro-gay in tutt’Italia.
Se giustamente avete fatto sentire l’indignazione dei cattolici per lo spettacolo pericoloso e diseducativo verso i nostri giovani, come quello del Camploy, ancor di più dovreste preoccuparvi per quello che ci sarà in Arena il prossimo
4 Luglio.
Se non lo sapete in Arena il prossimo 4 Luglio ci sarà in concerto di
RICKY MARTIN, militante omosessuale e soprattutto sostenitore delle adozioni gay… Lui stesso ha adottato due poveri bambini che chissa come cresceranno. Il cantante non perde occasione durante i suoi concerti di propagandare l’omosessualità, la causa delle adozioni gay e delle cosidette “famiglie gay”.
A mio parere questo evento, come quello del Camploy ed il recente di Gianna Nannini sono devastanti per l’educazione dei nostri giovani, che grazie a questi “Idoli” della musica, considerano come normale lo stile di vita omosessuale.
Mi domando; ma il nostro Sindaco Tosi che a suo tempo ha preso anche il mio voto, che intende fare? Far diventare Verona come San Francisco? Cioè piena di omosessuali, drogati e malati di aids?
Ho ritenuto giusto segnalarvelo, grazie per l’attenzione.
Lettera FirmataVerona
Vi allego l’articolo da Repubblica e lo stesso riportato sul sito dell’arcigay di Verona.
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RICKY MARTIN: “IO, GAY E PADRE ORGOGLIOSO COMBATTO L´ODIO”
Alla vigilia dei quarant´anni la popstar portoricana fa un bilancio del suo clamoroso “coming out”.
Sarà in Italia a luglio per tre concerti. Ho bisogno di spiritualità, ma non credo in nessuna forma
Lunedì 30 maggio 2011, da
la Repubblica
Roma – La prossima vigilia di Natale compirà quarant´anni, e la vita non è più così “loca”. Dopo il coming out che è arrivato quasi contemporaneamente e con le stesse modalità di quello di Tiziano Ferro, Ricky Martin ha smesso di sculettare e ha riscoperto una sobrietà che lo rende più bello, intrigante e virile di quando cantava “Maria”, “La copa de la vida” e “She bangs” (oltre 60 milioni di album venduti). Vive a Miami con un compagno che tiene accuratamente lontano dai riflettori e
due gemelli avuti da una madre surrogata. L´artista, che a luglio arriva in Italia con il megatour “Musica Alma Sexo” (il 2 luglio a Roma, il 3 a Cattolica e il 4 a
Verona), è più maturo, riflessivo, pacato.
Assennato e tranquillo come un padre di famiglia. «E´ incredibile come passa il tempo. Sembra ieri che ero un dodicenne sul palcoscenico, poi un ragazzo sul palcoscenico… e ora eccomi: un uomo sul palcoscenico», esordisce pensoso.
«E soprattutto il padre di Matteo e Valentino, che ad agosto avranno tre anni».
Mas: musica, alma, sexo, il titolo del dodicesimo album pubblicato lo scorso febbraio, è ancora ammiccante. In altri tempi si sarebbe detto: sesso, droga e rock & roll.
«Il tempo delle droghe è finito, e in realtà non è mai stato un mio problema», interrompe il cantante portoricano che per cinque anni militò nella boy band dei Menudo prima di iniziare, nel 1991, una folgorante carriera solistica.
«Adesso c´è bisogno di spiritualità. Personalmente non credo in nessuna forma di religione organizzata, per quanto sia nato cattolico e abbia flirtato con buddismo e induismo. Credo in Dio, credo in un potere e in un´energia più alti che sono al di là di qualsiasi religione scritta. Io ho esordito giovanissimo. E, si sa, gli adolescenti sono un oceano di insicurezze e di fragilità. Di più, se sono esposti all´adulazione e al successo. Io dissimulavo tutto dietro la celebrità. Fu in quel periodo che cominciai a costruirmi una maschera. Ma poi arriva un momento nella vita in cui devi fare i conti con te stesso, analizzare chi sei e cosa ti manca per essere felice. Io sono un privilegiato, perché ho avuto l´opportunità di completare questo ciclo e il coraggio di espormi. Per alcuni il processo è stato rovinoso, altri non ci hanno neanche mai provato, continuando a vivere nella paura, riducendo la loro esistenza a un´imitazione della vita».
Allude alla pubblica rivelazione dell´anno scorso: «Sono un omosessuale fortunato», scrisse nel suo sito web. «Il coming out è stato un sollievo incredibile», spiega. «Accettarsi e farsi accettare è un momento grandioso, aumenta incredibilmente la tua autostima, ti mette in sintonia con quello che sei, con la tua vera natura. E la creatività ne è uscita rafforzata, perché mi sono sentito più libero, più leggero, non più costretto a manipolare informazioni». Racconta che tutti hanno cercato di scoraggiarlo: distruggerai la tua carriera, il tuo mondo andrà a rotoli, gli dicevano. E ricorda divertito un nostro incontro, nel 2000, al Dorchester Hotel di Londra quando di fronte a una domanda diretta sulla sua omosessualità, si schermì: «Ma non lo sa che ho avuto una lunga storia con la diva della tv messicana Rebecca de Alba?». Oggi ammette: «Fu una risposta buttata lì nel panico. In realtà all´epoca non avevo una risposta. Alcuni scoprono la loro vera natura a quindici anni, altri a venti, altri ancora a trenta, come me. Mi credevo bisessuale, ho nascosto l´attrazione verso il mio stesso sesso che avevo intuito fin da bambino e a vent´anni ho sacrificato un grande amore per paura di nuocere alla carriera».
L´idea del coming out è arrivata quando Ricky ha cominciato a metter mano a un´autobiografia. All´inizio “Me”, pubblicato l´anno scorso, non doveva contenere nessun tipo di rivelazione. «Ho preso a scrivere quasi per gioco. Pensavo di raccontare i miei viaggi in India, gli anni trascorsi a meditare, spiegare le intenzione della Ricky Martin Foundation, che sostiene i problemi dell´infanzia. Poi, sono arrivato a un punto in cui non riuscivo ad andare oltre, perché c´erano troppe cose che volevo nascondere. E quello è stato il momento in cui ho avuto l´insopprimibile esigenza di essere finalmente onesto con me stesso». Ed è iniziato il pellegrinaggio attraverso i talk show americani, da Oprah Winfrey a Larry King
(dove si è espresso in favore dei matrimoni gay), per spiegare la sua scelta e mettersi a nudo davanti a milioni di telespettatori.
«Parlare pubblicamente della mia omosessualità è stata una scelta ponderata e non troppo penosa. Ho sentito che dovevo farlo, non tanto per giustificarmi davanti all´America, ma perché in giro c´è molta, troppa ignoranza che spesso sfocia in violenza e tragedia. Quando sei famoso, quando sei un simbolo per tanta gente, hai il dovere di spiegare certe tue scelte se pensi possano aiutare qualcuno – e quanti omosessuali ci sono nell´America profonda e nel mondo che vivono una vita di menzogne perché non riescono a sostenere socialmente un coming out? Io sono costantemente su Facebook e Twitter e ho seguito con attenzione le reazioni del pubblico. Ho avuto solo testimonianze di gratitudine e ringraziamenti. Anche da giovanissimi che hanno scoperto Ricky Martin solo l´anno scorso. A chi mi dice che ho fatto un gesto coraggioso, rispondo: sapete quanto odio c´è nel mondo? Le vittime dell´odio, dell´ignoranza e dell´arroganza sono i veri eroi del nostro tempo. Io sono solo un gay fortunato».
Beh, ringraziamenti e testimonianze di gratitudine non ne ha certo da Nostro Signore Gesù Cristo Nè da noi tutti che solidarizziamo con la signora **** e faremo sentire la nostra voce. (n.d.r.)